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Dimmi, hai già fatto il tuo aquilone?
In francese si dice «cervo-volante». Ma dovrei piuttosto dire «serpente-volante» …
Perché, vedi, mi sono posta la domanda: «perché mai dovrebbe essere un cervo a volare?» Con pochi clic ho scoperto che la parola francese «cerf-volant» ha fatto molta strada e ha subito, per usare un termine alla moda, una «mutazione» linguistica.
In latino «serps», «cioè serpente», rimanda immediatamente ai nostri occhi l’immagine di una creatura «chimerica» che danza nel cielo azzurro. Ho anche imparato che nelle lingue di origine germanica, l’oggetto prezioso che tanto amano i nostri figli/e, viene chiamato letteralmente «drago»! In tedesco «drachen», «drage» in norvegese, danese e svedese, «sárkány» in ungherese e «zîha» in curdo. In Castigliano, diventa la cometa «cometas», in basco «kometa», e «estel» in catalano. In italiano è appunto una grande aquila che vola alta nel cielo.
Se ho capito bene, direi che non sbagliamo a ringraziare i cinesi del IV secolo a.C. Il termine sarebbe legato sia alla mitologia che alla religione: essendo a forma di uccello, sarebbe stato usato come oggetto di culto, per attirare l’attenzione degli spiriti. Beh, ci sono male lingue che sostengono che i «draghi volanti» erano usati, all’inizio, per scopi militari, come strumento di comunicazione, ma anche per intimidire il nemico. Ma qui fermiamoci alla poesia di questo uccello che si pavoneggia tra le nuvole e che s’impenna sulla punta delle nostre dita.
Perché quello che abbiamo tra le mani è una storia di resistenza. E lotte, resistenze, rivoluzioni non sono mai prive di poesia:
Per trovare resistenza
Sull’aquilone
Soffia il vento
Costantemente …
Dimmi, hai già costruito il tuo aquilone?
Sai, abbiamo un appuntamento il 5 giugno a Nizza, dove si svolgerà una manifestazione per un’Europa senza muri, che riunirà migliaia di femministe, donne, uomini e tutte le varie identità di genere… E per questo giorno rivendichiamo gioia, convinzione, e soprattutto vento. Perché vedi, questa volta ci mettiamo tutte insieme a trasformare la sua energia cinetica, non in energia meccanica, ma in un’enorme energia femminista, che comunica.
Noi rivendichiamo il Maestrale, certo, che è il vento principale in quella zona. Quello che plasma i paesaggi, ma anche le città, i palazzi, i giardini… Ma scongiuriamo a tutti i venti di soffiare quel giorno, il libeccio dell’ovest, il grecale del mare aperto, l’umida mitezza del Levante… Lascia che il Libeccio ti porti via, che il Marin si scateni per annunciare il bel tempo. Lo Scirocco, la Tramontana… Non importa, quel che sia, vogliamo un po’ di vento a Nizza. Vento che mette le ali!
Queste sono le ali che porteranno in alto le nostre parole. «Noi femministe che viviamo in Europa, di tutte le classi sociali e di tutte le età, qualunque siano le nostre origini, le nostre scelte, i nostri mondi … Alziamo la nostra voce per dire:
NO! Queste politiche europee non possono essere realizzate in nostro nome!
Non siamo d’accordo e vogliamo «rompere con la storia patriarcale e militarista, per la libertà di movimento sul pianeta, per un’Europa senza muri, per un’accoglienza dignitosa e il riconoscimento di motivi specifici per l’asilo, per le donne, le lesbiche, per tutte le persone che non si conformano all’ordine patriarcale, per creare spazi di resistenza e solidarietà nelle lotte».
Pınar Selek, sociologa femminista e antimilitarista esiliata a Nizza, ha detto in uno dei suoi ultimi post «li faremo volare insieme sul mare che è esso stesso un confine di morte».
«È giunto il momento di dispiegare tutte le nostre forze per rendere visibile chi non lo è».
Allora, dimmi, il tuo aquilone è pronto?
Altrimenti, guarda come farlo:
Immagine : Naz Oke per TAF